lunedì 7 novembre 2011

Lo shibari o kinbaku: una vera forma d'arte



Lo shibari (縛り shibari), o kinbaku (緊縛 kinbaku), è di recente venuto alla ribalta a causa di un triste evento di cronaca nera. Al di là delle considerazioni moralistiche, lo shibari è una forma d’arte che fa dello l'hojōjutsu, ovvero l'atto di legare una persona, il suo principale manifesto.
Si tratta di una forma d’arte molto antica, risalente al 1400 quando veniva utilizzata come tecnica di prigionia dalla polizia e dai samurai. Il tipo di legatura e il colore della corda variava a seconda della stagione, ma certamente una legatura ben fatta contribuiva alla fama del samurai che l’aveva effettuata.
Fu all’inizio del 1800 che lo shibari divenne kinbaku e assunse quella valenza erotica che tutti conosciamo.
I materiali utilizzati per le legature  possono essere canapa e bambù: la canapa viene sottoposta ad un lunghissimo processo di lavaggio ed asciugatura, per poi essere frizionata con olio di visone che la rende morbida e adatta all’uso; il bambù, invece, si utilizza per legare parti del corpo meno sensibili in quanto risulta più duro ma certamente molto flessibile.
Lo shibari, inteso come kinbaku, rientra nel gioco potere-sottomissione; ma il suo fascino può essere colto nella sua affinità con le altre arti giapponesi come l’ikebana, il sumi-e o lo shodo. Un corpo legato con la tecnica dello shibari è una sorta di scultura in movimento, che prende vita lentamente e raggiunge il suo culmine a lavoro terminato.
Molti artisti contemporanei si sono ispirati a questa conturbante forma d’arte, tra i più noti vi è sicuramente Nobuyoshi Araki (http://www.arakinobuyoshi.com/main.html) che di recente ho avuto modo di apprezzare in una mostra a Roma. Le sue fotografie esprimono il senso profondamente estetico di quest’arte e, nonostante i numerosi soggetti nudi, non risultano mai volgari ma portano con sé l’ineffabilità tipica dello spirito giapponese.


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