lunedì 7 novembre 2011

Il Sommo Poeta: Bashō Matsuo (松尾 芭蕉)


Oggi voglio parlarvi di uno dei più grandi compositori di haiku (俳句), una forma di poesia che ha fatto della brevità la sua forza.




Bashō Matsuo (松尾 芭蕉 ; Ueno, 1644 – Ōsaka, 28 novembre 1694) fu considerato il “sommo poeta” giapponese. La sua vita, ricostruita grazie alle testimonianze dei suoi discepoli, è intrisa di leggenda e ha numerosi punti di contatto con le nostre “Vite dei Santi”.

Ispirata a principi di povertà quasi “francescana”, la sua esistenza è caratterizzata dall’abbandono della carriera di samurai in favore di una vita dedicata esclusivamente alla poesia e alla contemplazione.

Nato a Ueno, si trasferì ben presto ad  Edo, venendo a contatto con i poeti della scuola Danrin. Le sue abilità furono ben presto note in tutto il paese, tanto che già nel 1677 fondò una sua scuola; in questo periodo assunse lo pseudonimo di  bashō (ispirandosi all’albero di banano piantato nel suo giardino). Proprio in questi anni si avvicinò al buddismo zen, che lo spinse a cercare una fonte di ispirazione più profonda che culminerà nelle sue peregrinazioni seguite al vasto incendio che colpì Edo nel 1682, in cui venne distrutta anche la sua casa. Questo periodo di vagabondaggio darà vita, nel 1689, all’Oku no hosomichi (La stretta strada per Oku): un resoconto di viaggio con inserzioni di hokku (発句) una forma di poesia molto simile alle “stanze di canzone” della nostra tradizione poetica. Proprio durante questo periodo di solitudine e di ascesi, fu colpito da una febbre letale che lo condusse alla morte. I suoi resti sono sepolti nelle vicinanze di un tempio buddista vicino al lago di Biwa. Della sua opera ci restano sette antologie (Shichibushu) che contengono anche versi dei suoi seguaci.

I temi preferiti dal poeta furono sicuramente le stagioni, i fiori e il contatto con la natura che ispira sentimenti e motivi affini all’animo umano.




Tra i suoi haiku più famosi ricordiamo quello della rana (probabilmente il primo in ordine di composizione) e quello dedicato al glicine capace di ristorare lo stanco viandante:

Nel vecchio stagno
una rana si tuffa.
Rumore d'acqua.


 (furu ike ya kawazu tobikomu mizu no oto)



Stanco:
entrando in una locanda
fiori di glicine.


(kutaburete yado karu koro ya fuji no hana



E ancora:



Sera:
tra i fiori si spengono
rintocchi di campana

(kane kiete hana no ka wa tsuku yube kana)



In mezzo al campo
il canto libero
dell’allodola

(harakana ya mono ni mo tsukazu naku hibari)




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