I Burakumin (部落
民) costituiscono una minoranza
giapponese al pari degli Ainu di
Hokkaido e dei Ryukyuans di Okinawa.
I burakumin discendono dalle comunità di emarginati dell'epoca feudale, che comprendeva coloro che si occupavano di cose considerate "contaminate" come i macellai, i becchini, i conciatori. Essi vivevano isolati in borghi che costituivano veri e propri ghetti.
I burakumin discendono dalle comunità di emarginati dell'epoca feudale, che comprendeva coloro che si occupavano di cose considerate "contaminate" come i macellai, i becchini, i conciatori. Essi vivevano isolati in borghi che costituivano veri e propri ghetti.
Con l’abolizione del sistema feudale, nel 1871, essi sono stati
ufficialmente dichiarati liberi. Tuttavia, la società giapponese continua a
considerarli “diversi” e ad indulgere in forme più o meno gravi di
discriminazione sociale. In un sondaggio del 2003, risulta che il 4,6% dei
giapponesi non vorrebbe mai avere come vicino di casa un burakumin.
Per fronteggiare questa situazione i burakumin, a partire dal
1922, si sono riuniti in un’Associazione
Nazionale che si impegna a migliorare le loro condizioni di vita e chiede al governo
una maggiore attenzione a questa problematica sociale.
In effetti, dal 1965, sono state varate alcune leggi a tutela di
questa minoranza; nonostante l’impegno del governo, però, la situazione non è
mai completamente migliorata, tanto che dal 1980 si sono spontaneamente creati
movimenti giovanili di dissenso, a favore dei burakumin.
Nella letteratura, si trovano spesso riferimenti a questa
minoranza sociale. In particolare, vi consiglio un testo che più di tutti
delinea la miseria umana in cui sono relegati i burakumin. Si tratta di Mille anni di piacere dello scrittore
Kenji Nakagami che intreccia le storie “maledette” di sei personaggi allevati
da una stessa nutrice Oryù , che funge anche da narratore onnisciente.
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