Le Karakuri ningyō (からくり人形
letteralmente: bambole meccaniche) sono i primi esempi di robot della
storia. Inventate da abilissimi artigiani giapponesi intorno al 1600, conobbero
la loro massima diffusione intorno nel periodo Edo, per poi evolversi in forme
sempre più raffinate e complesse.
Il meccanismo di queste “bambole meccaniche” era assai semplice
e molto simile a quello utilizzato nella fabbricazione degli orologi. I
materiali utilizzati erano principalmente legno, corda e parti metalliche; esse
svolgevano funzioni semplicissime che riproducevano la vita quotidiana di
qualsiasi giapponese dell’epoca come servire il tè, inchinarsi o passeggiare.
E’ possibile operare una classificazione di karakuri in
tre modelli: i Butai karakuri (舞台 から くり), spesso
utilizzati nelle rappresentazioni teatrali, essi hanno variamente ispirato e
influenzato il teatro Noh e il Kabuki, soprattutto per quanto riguarda la
gestualità e l’immobilità dei volti; i Zashiki
karakuri (座敷 から くり), utilizzati come ornamento o a scopi ludici nelle case; i
Dashi karakuri (山車 から くり) impiegati nelle feste
religiose per la rievocazione di antichi miti.
Per chi fosse interessato, è possibile ammirare una ventina di
queste straordinarie bambole in una mostra che si tiene nei sotterranei di Palazzo
Barolo a Torino, che terminerà il 18 dicembre (http://www.bambolegiappone.it/mostra/bambole-giapponesi.html).
Inoltre, in Italia, è possibile imparare a fabbricare dei robot
(eventualmente ispirati alle karakuri) alla Scuola di Robotica di Genova, che
troverete a questo indirizzo: http://www.scuoladirobotica.eu/
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