mercoledì 28 dicembre 2011

Il razzismo in Giappone: i Burakumin 部落 民

I Burakumin (部落 ) costituiscono una minoranza giapponese al pari degli Ainu di Hokkaido e dei Ryukyuans di Okinawa.
I burakumin discendono dalle  comunità di emarginati dell'epoca feudale, che comprendeva coloro che si occupavano di cose considerate "contaminate" come i macellai, i becchini, i conciatori. Essi vivevano isolati in borghi che costituivano veri e propri ghetti.
Con l’abolizione del sistema feudale, nel 1871, essi sono stati ufficialmente dichiarati liberi. Tuttavia, la società giapponese continua a considerarli “diversi” e ad indulgere in forme più o meno gravi di discriminazione sociale. In un sondaggio del 2003, risulta che il 4,6% dei giapponesi non vorrebbe mai avere come vicino di casa un burakumin.
Per fronteggiare questa situazione i burakumin, a partire dal 1922,  si sono riuniti in un’Associazione Nazionale che si impegna a migliorare le loro condizioni di vita e chiede al governo una maggiore attenzione a questa problematica sociale.
In effetti, dal 1965, sono state varate alcune leggi a tutela di questa minoranza; nonostante l’impegno del governo, però, la situazione non è mai completamente migliorata, tanto che dal 1980 si sono spontaneamente creati movimenti giovanili di dissenso, a favore dei burakumin.
Nella letteratura, si trovano spesso riferimenti a questa minoranza sociale. In particolare, vi consiglio un testo che più di tutti delinea la miseria umana in cui sono relegati i burakumin. Si tratta di Mille anni di piacere dello scrittore Kenji Nakagami che intreccia le storie “maledette” di sei personaggi allevati da una stessa nutrice Oryù , che funge anche da narratore onnisciente.


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